Prosegue il nostro viaggio culturale tra film, serie tv e libri che ruotano attorno ai temi della malattia e della morte. Questa è la volta della recente serie televisiva statunitense creata (nel 2022) da Mike Flanagan e Leah Fong, basata sull’omonimo romanzo di Christopher Pike: “The Midnight Club”. Un teen horror che esplora appunto i due temi più grandi e spaventosi di tutti.
Ilonka, una teenager promettente che è stata ammessa in una delle migliori università del Paese, scopre di essere malata di un tumore inguaribile. Con i suoi sogni, il futuro e la vita distrutti, decide di ritirarsi in un hospice pediatrico. Arriva dunque a Brightcliffe una misteriosa struttura per giovani malati terminali, una villa immensa nel cuore di una foresta, caratterizzata da arredi austeri e lussuosi, da passaggi segreti e stanze nascoste. Qui fa amicizia con un gruppo di ragazzi e scopre del loro club esclusivo, “Il club di mezzanotte”, una setta di ispirazione mitologica. Gli otto membri si incontrano tutte le sere a mezzanotte per raccontarsi storie spaventose, rielaborazioni dei propri traumi, timori e sogni. I ragazzi malati inguaribili si interrogano sull’aldilà a un passo dalla morte e stringono un patto da brividi: il primo a morire invierà al gruppo un segnale dall’aldilà.
La giovane Ilonka è qui interpreta da Iman Benson. Al suo fianco, tra gli altri protagonisti troviamo: Kevin, l’atleta bello, dolce e popolare, interpretato da Igby Rigney; Sandra, interpretata da Annarah Cymone, devota cristiana; Spencer, il ragazzo omosessuale malato di AIDS, interpretato da William Chris Sumpter; Cheri, interpretata da Adia, una ragazza privilegiata ma abbandonata; Natsuki, interpretata da Aya Furukawa, una ragazza depressa innamorata di Amesh, interpretato da Sauriyan Sapkota; Anya, la dura del gruppo, quella che combatte con cinismo la paura che la divora, e quella che protegge tutti gli altri, interpretata da Ruth Codd. Infine, Heather Langenkamp interpreta la dottoressa Georgina Stanton e Zach Gilford veste i panni di Mark.
La novità nell’affrontare argomenti già ampiamente trattati in precedenza, nonché il segreto del successo di “The Midnight Club”, è proprio nel modo “crudele” in cui la serie parla della morte e della malattia pediatrica inguaribile. Ma non solo. Affronta anche altri temi delicati e pesanti, come quelli della depressione, del suicidio, dell’eutanasia e dell’accettazione del dolore. Parla di come combattere la morte per poi arrendersi, di come accettarla e di come viverla, in quanto unico modo per tollerarla. Dei giovani uomini affrontano la malattia consapevoli della loro morte imminente, ma pur sempre conservando il desiderio e l’illusione di una guarigione impossibile, lottando con tutte le loro forze per vivere più a lungo, prima di sprofondare nella rassegnazione. Possiamo definire la serie come un manuale sulla morte, su come conviverci e come farsela amica, in dieci capitoli (perché 10 sono gli episodi).