Valentino, sempre lui sempre lo stesso, ha scritto queste parole che sono più di un racconto. Conoscendolo le avrà scritte nel cuore della notte per alleggerire il peso che aveva nel cuore. A volte è faticoso, il conto degli addii certi giorni si fa particolarmente doloroso e questo può capitare ad ognuno di noi.
In una calda giornata di fine Luglio sono andato a casa di Lucia: i violini che aveva lì, e che desiderava donare a Vidas, erano troppo preziosi per lasciarli a portata di mano di qualche ladro, poi è il periodo giusto.
Per me certamente il valore economico contava molto meno, altri i valori davvero importanti.
Ci stavo pensando dal giorno prima, quando mi avevano chiesto di andare a casa di Lucia e portarli in Casa Vidas quegli strumenti, trattati da lei come cimeli da museo.
Pensavo non fosse facile ritornare in quella casa che aveva visto tanta angoscia e disperazione, una casa piena di ricordi tristi, un altare di dolore infinito.
Così pensavo e sapevo non sarebbe stato facile, ma non avevo ancora provato un’esperienza come questa!!! Di solito le mie assistenze si chiudono con il vedere l’assistito in camera mortuaria, oppure con il funerale, questa volta dovevo riaprire la bara, rivivere rivedendo i luoghi in cui l’assistito aveva vissuto, i suoi gesti, odori, suoni e soprattutto le emozioni provate standogli accanto per tanto tempo,dal Natale scorso, l’avevo conosciuta in hospice e poi seguita a domicilio ogni settimana.Tutti questi pensieri mi angosciavano un pochino, ma poi c’era anche la voglia di ricordare Lucia attraverso le cose per cui viveva: le foto, gli strumenti di suo marito, ogni volta mi raccontava la loro storia e tutte le volte l’ascoltavo con stupore, anche se conoscevo tutto a memoria.
Sono salito all’ottavo piano, ci ho messo un pochino ad aprire, troppe chiavi e indovinare quelle giuste non è stato facile, un ladro ci avrebbe messo molto meno.
Ho aperto, tutto buio, un po’ di ansia, mi sono precipitato ad aprire la tapparella e finalmente un po’ di luce, tutto in perfetto ordine, come sempre, ma che vuoto, che silenzio, frigo aperto e pulito tutto in ordine… troppo in ordine!!!! Troppo il silenzio, mi sono seduto un attimo davanti ai violini, non tanto, ma mi sembra ora un tempo infinito, ho sentito la voce di Lucia che mi raccontava la loro storia, un po’ di nostalgia, poi la mia parte pratica, un po’ cinica!!! è uscita e mi ha riportato alla realtà, dovevo riportarli in Vidas, dovevo prenderli dalla teca, tenuti lì da anni sotto vetro, stavo per prenderli, ma poi mi son detto… aspetta, una foto da tenere!!! Ne ho fatte tre per sicurezza e poi ho cercato le custodie e delicatamente ce li ho riposti, avvolti in fasce morbide.Toccare quegli strumenti era come toccare i ricordi di una vita, pensavo a quanto di vissuto c’era in loro, tutte le cose personali sono un po’ così, ma il violino è uno strumento che si abbraccia, si tiene vicino, alla bocca, al viso, al cuore, è uno strumento che piange e gioisce, insomma a me era stata data questa bellissima opportunità, quella di prendere fra le mani “cose” così tanto preziose, nemmeno Lucia le toccava, le guardava solo e io non avevo mai osato nemmeno chiedere di prenderli in mano, anche se spesso ho pensato di domandarglielo.
Sono uscito chiudendo e tutto è ritornato buio, pensando che niente dura anche se non ci si abitua mai, tutto passa, ma i ricordi restano e sono parte della nostra vita, noi siamo quello che abbiamo vissuto e questa esperienza, anche se qualche dolore me lo ha procurato, è un altro mattoncino di quello che sono ora, una persona certamente non facile da trattare e da capire, ma forse da scoprire, anche se non ama farlo e si nasconde dietro a una maschera fatta di tante stranezze incomprensibili.
Sono arrivato in Vidas, potevo dare tutto a Massimo e andarmene, invece no!!! Ho portato i violini nella stanza in cantina, li ho riposti delicatamente sullo scaffale, mi dispiaceva quasi lasciarli, forse ho chiuso così questa assistenza, un po’ differente dalle altre, ma so che sono tutte differenti, di certo tanti ricordi riemergono poi e mi fanno compagnia, di certo quando sentirò suonare un violino penserò a Lucia.