Un anno fa perdevo mio padre e con lui una parte di me.
Anche se adulta, anche se cresciuta, ero pur sempre la bambina che mio padre portava in campagna a bordo della sua bicicletta, mezzo di trasporto che non ha mai più abbandonato. Anzi, la bicicletta, da corsa e non, è stata la sua compagna fino a pochi mesi prima della sua dipartita.
E nell’ultimissimo periodo della sua esistenza, Voi l’avete curato con garbo e sostenuto cercando di farlo sentire in famiglia. Nella sua lunga vita ha incontrato spesso la malattia e qualche volta è stato avvicinato dalla morte che temerariamente ha sempre combattuto e vinto. E nonostante l’ospedale sia stato più volte la sua dimora, non ne faceva un dramma, anzi, riusciva ad essere sereno, sempre, aiutato da un innato spirito ottimista e gioviale, impermeabile alla depressione. Devo invece, a onor del vero, dire che, complice le cadute più frequenti e la conseguente debolezza che l’ultima, ferale malattia gli procurava, nella Vostra casa lamentava un silenzio profondo a lui estraneo prima di allora, una solitudine inusuale che lo faceva sentire stanco e scoraggiato. Questa è l’unica nota dolente della sua permanenza nel Vostro ospice, luogo che noi familiari, per contro, abbiamo vissuto con una serenità insperata. Ci pare infatti giusto e doveroso ringraziarVi per una serie di ragioni tra cui, importantissima, la gradevolezza dell’ambiente in generale, spesso allietato, con nostro grande piacere, dalla musica che il papà avrebbe desiderato sentire più spesso ma che, ci rendevamo conto, non era sempre possibile avere per i motivi che ben possiamo immaginare.
Al di là di quello che il papà ha poi vissuto interiormente e che ci lacerava, quando eravamo con lui nei momenti meno bui o addirittura di moderata serenità, quelle mura costituivano la nostra seconda casa: non sappiamo come avremmo fatto senza il Vostro preziosissimo aiuto!
Un enorme grazie quindi a Voi tutti: agli infermieri, alle signore e ai signori di buona volontà che abbiamo incontrato e le cui parole e sorriso ci hanno così tanto confortato, ai medici che ricordiamo con riconoscenza, in particolare la Dottoressa Zani alla quale va la nostra smisurata stima e gratitudine per aver curato il papà con indubbia competenza ma soprattutto con una umanità e una dedizione incommensurabili e che ne fanno una persona di rara bellezza.
Vi porteremo sempre nel cuore e ci conforterà sapere che anche altri potranno essere, come noi, accolti da Voi. Abbiamo così voluto contribuire al Vostro progetto di una nuova casa per i più piccoli ma senza che venga meno la Vostra attenzione a tutte le persone gravemente malate che proprio per questo, tornano ad essere fragili e smarrite come bambini.