Paola è una donna oggi settantenne, che conosceva VIDAS “di fama, perché, da genovese, ne avevo sentito parlare alla Gigi Ghirotti [fondazione genovese che, come VIDAS, si occupa di assistenza in cure palliative, ndr], ma vi ho incontrati davvero quando Pierre è arrivato alla fine della sua malattia, nel 2008”.
Il marito, imprenditore e grande sportivo, riceve una diagnosi impietosa a soli cinquant’anni. Quando la moglie attiva l’assistenza domiciliare sembra che gli restino pochi giorni – “e invece sono passati mesi, durante i quali abbiamo ricevuto un’assistenza straordinaria grazie a una dottoressa che è stata un vero angelo: professionale, rigorosa ma dotata di un’umanità straordinaria, mai pietistica, piena di rispetto e onestà. Da Milano ci siamo spostati nella nostra casetta a Sestri Levante, dove gli ho fatto da infermiera finché una crisi molto forte ci ha costretti a tornare nella nostra città. È stato allora che siamo stati accolti all’hospice Casa VIDAS.
Siamo arrivati in autoambulanza e fuori, sul piazzale, erano schierati ad aspettarlo la dottoressa che già conoscevamo e un paio di infermieri – li avrei abbracciati tutti. Siamo rimasti con lui fino all’ultimo, giorno e notte, io e i miei tre figli, dormendo nella sua stanza e nel corridoio dell’hospice”. Paola è riconoscente e molto consapevole del valore di quanto fa VIDAS:
“Quando si dona, si tende a scegliere la ricerca, che è importantissima perché dà speranza a tanti, ma io ho scelto di donare a VIDAS, e lo faccio da 14 anni, perché resta con le persone malate e le loro famiglie, perché siano curate al meglio. Il mio desiderio è che siano sempre di più a essere raggiunti e assistiti da istituzioni come la vostra”.
Questo articolo è stato tratto dal Notiziario VIDAS.
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