Lelio Lorenzetti ha soffiato sulle 96 candeline della sua torta di compleanno, attorniato da figli, nipoti e pronipoti, due giorni prima di andarsene. Era ricoverato in Casa VIDAS da qualche settimana e quell’ultima festa è stata il sigillo a una lunga vita di musica – era un jazzista – e esuberante leggerezza.
“Papà è rimasto sempre giovane, anche quando il corpo non lo sosteneva ed era pieno di acciacchi”, raccontano le figlie Maria Grazia e Laura nel corso di una chiacchierata piena di dolcezza e gratitudine. “Non ha mai perso la sua vivacità e ha continuato a interessarsi a mille cose. Quando ha avuto bisogno di un’assistenza anche sanitaria, abbiamo pensato a VIDAS, che conoscevamo, perché avete accompagnato persone vicine. È stato curato a casa finché la sua disfagia non è diventata troppo grave. Allora è stato trasferito in Casa VIDAS”.
Le figlie temevano che il padre potesse rifiutare l’idea dell’hospice ma lui le ha sorprese, accogliendo la prospettiva con serenità – ennesima conferma del suo amore per la vita.
Si è goduto ogni giorno, fino all’ultimo, tra le visite di colleghi e alunni e le chiacchierate con gli altri pazienti, tutti i volontari e gli operatori della degenza.
Dopo che se n’è andato, Maria Grazia, Laura e Giorgio, il fratello, hanno donato in memoria di Lelio con il desiderio che quante più persone possano ricevere quel che hanno avuto loro. “Ha avuto la possibilità, che a casa gli era negata da molti mesi, di stare in mezzo alla gente e sentirsi vivo. E di questo vi siamo grati, tanto quanto delle attenzioni e delle infinite forme della cura, dal lindore della sua stanza agli infiniti gesti e parole delicate”.
Questo articolo è stato tratto dal Notiziario VIDAS.
Leggi l’ultimo cliccando QUI